Intervista a Luigi de Magistris
Lei ha ricordato a Campi Bisenzio come Falcone e Borsellino abbiano influito nella sua scelta di voler essere magistrato. Che cosa pensa a sedici anni di distanza, quando i mandanti esterni non sono stati individuati, e l’ufficiale indagato per la scomparsa dell’agenda rossa di Paolo Borsellino chiede a sua volta di indagare sui servizi segreti?
Falcone e Borsellino da morti vengono pianti dal ceto politico quali esempi ammirevoli di magistrati silenziosi, alieni da qualsiasi rischio di “sovraesposizione mediatica”. Al contrario Paolo Borsellino ha rilasciato due giorni prima di Capaci e due mesi prima di via D’Amelio un’ intervista dirompente su mafia e politica caduta in un assordante silenzio. Oggi cosa è cambiato secondo Lei nel rapporto tra potere politico, magistrati “scomodi”, media?
Lei insieme a Clementina Forleo è stato accusato di aver usato in modo improprio e disinvolto gli organi di informazione, accuse da cui è stato prosciolto anche in sede disciplinare; i detrattori storici di Mani Pulite e di Giancarlo Caselli contrappongono la compostezza delle vecchie “toghe rosse” al protagonismo televisivo delle nuove generazioni per attaccare voi, dopo aver delegittimato chi vi ha preceduto. E’ un’analisi che condivide?
“Cattivo magistrato” per aver interpretato e vissuto una professione come una “missione”; è il ritornello costante che ha accompagnato le inchieste che si sono occupate degli intrecci tra politica, affari e associazioni criminali da Tangentopoli al processo Andreotti. Oggi viene fatto proprio in via pregiudiziale anche dal CSM. Come si può spiegare?
Nei capi di incolpazione, da cui poi è stato assolto, sono stati definiti “inammissibili sfoghi” del tenore “vogliono togliermi le inchieste”, “vogliono fermarmi” puntualissime realtà. La controriforma Castelli, sostanzialmente in vigore, che ha ampliato i poteri di intervento disciplinare del ministro della Giustizia e ha gerarchizzato le procure ha contribuito a determinare il suo isolamento e la successiva sottrazione delle inchieste?
Il 26 gennaio, al Quirinale per le consultazioni, Clemente Mastella ha detto tra l’altro: “Mi aspetto di essere di nuovo il ministro della Giustizia, nel prossimo Governo. Me lo aspetto come risarcimento”. Ad un mese dal voto “rinuncia” a candidarsi e verosimilmente non sarà ministro… Come cittadino quali requisiti minimi riterrebbe necessari per l’esercizio di tale ministero?
Nei programmi elettorali non si parla di giustizia, con l’eccezione significativa di Berlusconi che punta alla separazione delle carriere e alla sostanziale soppressione delle intercettazioni. Con l’ attuale stato della giustizia, i tempi dei processi dovuti agli interventi legislativi bipartisan degli ultimi dieci anni, le leggi ad personam in vigore, come si spiega questo silenzio?
Anche da una recente operazione calabrese “Onorata sanità”, emerge un quadro agghiacciante di collusione tra politica, cosche, affari, sanità, tanto che risulta impossibile tracciare un discrimine tra soggetti “politici” e soggetti appartenenti tout court alla criminalità organizzata. La Commissione Antimafia ha paragonato l’ ‘ndrangheta ad Al Queda per sottolinearne la pericolosità e la capillarità. E’ un accostamento utile?
Le tangenti vi sono sempre, come vi erano nel periodo di “tangentopoli”. Cambiano le forme delle dazioni delle utilità quale prezzo della corruzione. Vi sono le consulenze, i progetti, l’ingresso nelle società, i finanziamenti, i posti di lavoro, le partecipazioni mobiliari ed immobiliari, le movimentazioni “mascherate” del denaro. E’ il controllo della spesa pubblica, indubbiamente, il punto di incontro tra i vari interessi criminali ed il momento di massimo condizionamento del corretto funzionamento delle Istituzioni e della stessa democrazia.
Lei ha deciso di lavorare in Calabria dove pochi magistrati ambiscono a rimanere e ha detto “se vogliono che me ne vada mi devono cacciare”. Se, come io Le auguro, Lei dovesse vincere il ricorso e potesse rimanere a Catanzaro, come vede oggi il suo lavoro futuro, nello stesso contesto istituzionale ed ambientale?
Alla vigilia della decisione un autorevole membro del CSM aveva puntualmente pronosticato “Questo caso Mastella finirà per danneggiare De Magistris, ora vorranno dimostrare che sono capaci di attaccare l’ex ministro e contemporaneamente punire chi l’ha indagato”. Una specie di riconferma sono state le dichiarazioni del presidente dell’ANM, Simone Luerti. E’ andata pressappoco così? Può sintetizzare quali addebiti spiegherebbero una condanna tanto “esemplare”?
Lei ha giudicato “inaccettabile” ed “evidentemente ingiusta” la sentenza che la condanna al trasferimento ad altra sede e ad altre funzioni e ha dichiarato che il CSM, con questo provvedimento le ha risposto che non ci sono le condizioni per fare il magistrato in Calabria. Se le cose stanno così, è facile pensare che tale risposta non è indirizzata solo a lei…. .
La sentenza è indirizzata innanzitutto nei miei confronti, come dicono i penalisti è retributiva e special-preventiva (nel senso che debbo pagare ed “espiare” per quello che ho fatto e non lo devo fare più, mi devo “riabilitare”, da “birichino”, e mettermi sulla “retta via”) e, poi, è general-preventiva nei confronti degli altri magistrati (attenzione, cioè, a quello che fate…). Per quanto mi riguarda, è una condanna che non modificherà, di un millimetro, il mio modo di fare il magistrato. Sono anche convinto che un Giudice imparziale non potrà che annullare tale decisione, così profondamente ed intrinsecamente ingiusta.
Dalla procura generale di Catanzaro è arrivata la richiesta di archiviazione per il filone di Why Not che riguarda Mastella, su cui dovrà pronunciarsi il gip: un provvedimento annunciato?
Anche su questo credo di avere (ed avere già avuto prima ancora che fosse stata formalmente richiesta l’archiviazione) le idee chiare, ma non le posso certo riprodurre pubblicamente…